L’associazione “Acca” esce dal processo scaturito dall’operazione “12 apostoli”. Il Tribunale, accogliendo in pieno la richiesta formulata dall’avv. Enzo Trantino, ha ritenuto che l’associazione non debba rivestire la veste processuale di responsabile civile. Il legale ha argomentato la richiesta specificando che Acca, essendo stata citata come responsabile civile solo in un secondo tempo, non ha partecipato alla prima fase dell’istruttoria e, in particolare, non ha potuto mettere in atto le azioni legali a sua disposizione in alcuni atti irripetibili, i cui risultati sono confluiti nel procedimento. «Finalmente il processo entra nel vivo – ha dichiarato l’avv. Mario Brancato all’interno della rassegna stampa su Radio Fantastica – e si passa nelle schermaglie procedurali che avranno poi un rilievo particolare in ordine alla sentenza che tra diversi mesi sarà emessa dal Tribunale di Catania. E’ successo che la parte civile, al fine di ottenere il risarcimento del danno, con il consenso del pubblico Ministero, avevano tentato di citare quale responsabile civile la comunità Acca». Durante l’ultima udienza tutte le prove richieste dalle parti sono state ammesse. L’associazione Acca ha accolto con soddisfazione la notizia dell’avvenuta estromissione dal processo, che si tiene nei confronti di alcuni suoi appartenenti, quale responsabile civile. «Sostanzialmente c’è un accoglimento globale su tutti i temi di prova – continua – il Tribunale correttamente ha ridotto il numero dei testimoni; saranno un totale di cinquanta, un numero sufficiente per dimostrare l’estraneità del Capuana e degli altri a quelle che sono le contestazioni mosse». Da parte sua la presidente dell’associazione si è detta soddisfatta per la decisione. «Io dico che l’incubo è finito – conclude il legale – anche perché a mio avviso la comunità Acca non ha proprio nessun rilievo. Io sono convinto che nessuna responsabilità abbiano il Capuana e gli altri soggetti in ordine dei fatti di contestazione».
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