Preoccupa e non poco l’emergenza Coronavirus in tutta la Sicilia. I nuovi casi in aumento accendono la preoccupazione in ogni cittadino. Abbiamo già cambiato il nostro modo di vivere con i divieti imposti dal Governo; ritornare alle restrizioni del lockdown fa risuonare vibrazioni non confortanti. Questi sono stati mesi di prova, di convivenza con il Covid19. «E’ un allarme contenuto perché accanto l’ascesa della curva abbiamo dei motivi di maggiore serenità – ha dichiarato il prof. Bruno Cacopardo Direttore Unità Malattie Infettive dell’ospedale Garibaldi di Catania, all’interno della rassegna stampa su Radio Fantastica – rispetto ai mesi primaverili. Il primo dei motivi è legato al fatto della tranciabilità che ci porta all’esecuzione di moltissimi tamponi per isolare i casi asintomatici. Mentre nel mese di marzo e aprile facevamo tamponi solo ai soggetti asintomatici e quindi mancava totalmente la fase dei tracciamenti dei contatti, che risultava utile consentendo alla curva dei contagi di declinare più rapidamente». L’estate, appena trascorsa, ha permesso lo svolgimento di eventi e manifestazioni con atteggiamenti non proprio consoni per l’epidemia. Distanziamento, mascherina e lavaggio delle mani rimangono tre aspetti centrali. Società, lavoro, economia, scuola, tutto ha subito una frenata facendo in parte collassare il Paese. La Sanità è stata messa a dura prova per un anno complesso e pieno di novità. «La Sicilia sta organizzando misure estremamente importanti – continua – sono messi a disposizione numerosissimi posti in terapia intensiva calcolati su una base di percentuale del totale dei casi ricoverati, come è giusto che sia. Non dovrebbe andare in sofferenza il sistema per i ricoveri di terapia intensiva». Altro aspetto, soprattutto per la terza età, è la sospensione dell’accesso a laboratori e studi medici nei presidi ospedalieri per le visite di routine. «I pazienti anziani sono quelli meritevoli di maggiore attenzione clinica – conclude – vanno ospedalizzati. Siamo in grado di gestirli molto meglio però tuttavia sono a rischio di ventilazione invasiva perché documentano problematiche respiratorie più importanti».
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