In questi mesi il tema razzismo continua a tenere banco. Le proteste e i vari cortei si espandono sempre di più su tutto il territorio americano. Solo 3 mesi fa l’uccisione del poliziotto afro-americano George Floyd a Minneapolis aveva scatenato manifestazioni e marce contro questo fenomeno. Un vero disordine nel mondo dello sport che ha fatto scattare l’indignazione anche da parte dei più grandi giocatori americani. «E’ un fenomeno trasversale – ha dichiarato Carlo Ferrario giornalista sportivo all’interno della rassegna stampa su Radio Fantastica – che va a toccare il mondo dello sport ai massimi livelli negli Stati Uniti. Giocatori del calibro di Lebron James hanno proposto la chiusura definitiva della stagione. Entrambe le squadre di Los Angeles, favorite alla vittoria finale, hanno chiesto la chiusura definitiva della stagione per una tematica sociale che diventa più importante del fenomeno sportivo». Anche altre discipline come il baseball, il tennis e il football hanno deciso di seguire la linea dello stop protestando e alzando la voce. In molte città americane vi sono state manifestazioni con cortei e disordini; l’intervento della polizia è stato necessario per non far peggiorare una situazione che ha scosso gran parte della popolazione. Per settimane immagini da far west hanno preoccupato e non poco anche i vertici della politica a stelle e strisce. «Bisogna fare qualcosa di massiccio – prosegue – essendo un fenomeno molto grande non si sconfigge da un giorno all’altro. Bisogna continuare a lottare contro il razzismo. Anche in Italia ci sono stati molti casi, soprattutto nel calcio». Chi ama lo sport non va contro lo sport. Trascinare ed incitare la propria squadra è una logica di ogni singolo individuo. Le campagne di sensibilizzazione contro il razzismo e la violenza negli stadi continueranno. In fondo rimane sempre lo sport il vero protagonista, e nelle tribune solo famiglie presenti per assistere ad uno spettacolo.
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